Andrea Rinciari
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Categoria: Blog

Sindrome di Meniere - idrope endolinfatico -accenni .


Meniere

Tra le forme morbose  che si manifestano con vertigine, la malattia di Meniere è uno degli argomenti più discussi del dottrinario otologico.

La malattia di Meniere è una malattia dell’orecchio interno membranoso caratterizzata da ipoacusia, vertigini ed acufeni che ha il suo corrispettivo patologico nella distensione idropica del sistema endolinfatico. L’ipoacusia è di tipo neurosensoriale fluttuante, generalmente unilaterale e progressiva. La vertigine è episodica: dura da 20 minuti a 24 ore ed è accompagnata da nausea , vomito e si associa ad un nistagmo vestibolare. Sono assenti i segni neurologici e la perdita di coscienza.

Il reperto istopatologico più importante e più frequente nella malattia di Meniere è l’idrope endolinfatico. Questo termine  descrive una condizione caratterizzata da distensione delle strutture del labirinto contenenti endolinfa e dalla conseguente riduzione di quelle contenenti perilinfa. Occorre considerare che l’idrope endolinfatico può essere a tutt’oggi osservato solo con un esame isto-patologico post-mortem delle rocche petrose.

L’idrope endolinfatico si manifesta principalmente con la dilatazione della scala media cocleare e del sacculo. La dilatazione può raggiungere livelli elevati : sono stati osservati casi in cui gli spazi endolinfatici si estroflettevano nell’elicotrema ed altri in cui il sacculo si estrofletteva nel canale semicircolare laterale. Sono stati descritti labirinti in cui il sacculo raggiungeva la superficie interna della platina. E’ stata osservata , anche se meno frequentemente , la dilatazione dell’utricolo e della porzione membranosa dei canali semicircolari. Il quadro istopatologico peculiare della malattia è il prolasso della membrana di Reissner negli spazi perilinfatici. In un terzo dei casi è stata desritta la perdita di continuità delle membrane interlabirintiche e in questi casi si ipotizza la commistione di endolinfa e perilinfa con conseguente alterazione dei loro gradienti naturali di sodio e potassio.

Etiologia e patogenesi

L’eziologia della malattia non è conosciuta tuttavia sono state formulate varie ipotesi che si strutturano sulla base delle evidenze istopatologiche , cliniche e sperimentali.

Le teorie attuali suggeriscono come meccanismo determinante dell’idrope endolinfatico o una maggiore produzione o un minore riassorbimento dell’endolinfa.

Ciascuna di queste condizioni potrebbe essere causata dalla produzione di una endolinfa con caratteristiche biochimiche diverse dalla normale.

l’endolinfa  viene prodotta prevalentemente dalle cellule marginali della stria vascolare ed è riassorbita principalmente dal sacco linfatico.

Si ritiene che l’omeostasi dell’endolinfa sia assicurata dalla esistenza di un flusso longitudinale il cui motore è rappresentato dal diverso gradiente osmotico presente nel sacco endolinfatico e da un flusso radiale che serve al mantenimento dell’equilibrio degli ioni.

Poiché l’idrope endolonfatico viene prodotto sperimentalmente nell’animale bloccando o obliterando il sacco endolinfatico, si ritiene che la causa probabile dell’idrope sia un’alterazione meccanismi propri di riassorbimento.

Sintomi

La malattia si esprime con una sintomatologia caratterizzata da vertigini, ipoacusia, acufeni e talvolta fulness. Questi sintomi si manifestano a crisi secondo una sequenza che si accorda con l’instaurarsi dell’idrope e la sua azione sulle strutture labirintiche (prima l’acufene ,poi l’ipoacusia ed infine la vertigine).

Dopo la crisi paziente recupera il suo benessere con un andamento inverso(prima l’equilibrio, poi l’udito  infine la scomparsa dell’acufene).

La vertigine il sintomo più stressante. Si manifesta ad episodi che durano da molti minuti a ore. Circa il 60% delle crisi dura da una a tre ore mentre il 10% può durare fino a 24 ore. Le vertigini sono severe e disabilitanti e sono associate a  nausea  e vomito. Durante l’attacco il paziente pienamente orientato e conscio e non compaiono sintomi neurologici (perdita di coscienza).

Dopo la crisi paziente può per un certo periodo di tempo soffrire di instabilità che si instaura con i movimenti rapidi del capo e sentire un senso di sbandamento come se camminasse su un pavimento instabile.

Quando la malattia progredisce, gli attacchi di vertigine diminuiscono in frequenza gravità.

Ipoacusia provocata dalla malattia di meniere è neurosensoriale  cocleare ed è fluttuante. A differenza di molte altre malattie dell’orecchio interno interessa spesso le basse frequenze.

Durante l’attacco menierico si manifesta con un peggioramento della soglia  e può comparire una fastidiosa sensazione di diploacusia.

L’ipoacusia permane per un periodo di tempo superiore alla vertigine ma, successivamente alla risoluzione della crisi, tende a scomparire. Questo fenomeno chiamato fluttuazione tipico della malattia di maniere presenta caratteristiche note: all’inizio della malattia le fluttuazioni sono sempre molto ampie,  ma con il progredire del tempo diventano più piccole e tendono a limitarsi alle alte frequenze. Contemporaneamente alla diminuzione delle fluttuazioni, si struttura una ipoacusia neurosensoriale permanente.

L’acufene che è sempre soggettivo, varie in caratteristiche ma, la sua intensità è direttamente proporzionale all’entità della ipoacusia.

La fulness può essere costante i apparire prima degli attacchi vertiginosi. Solitamente scompare o diminuisce dopo la crisi.

Il ritmo delle crisi è variabile da paziente a paziente, ma con il protrarsi della  malattia i  sintomi tendono a permanere. Il primo dei sintomi che di solito diventa costante sono gli acufeni seguito dalla ipoacusia ed infine da un più o meno ampio importante senso di instabilità. Le ricerche sulla incidenza della bilateralità della malattia riportano dati discordanti, ma  studi con  ampio follow att mostrano che circa 50% dei pazienti sviluppa la forma bilaterale.

Fisiopatologia

Il meccanismo di produzione dei sintomi idropici è stato dibattuto per anni. Alcuni suggeriscono che i sintomi siano provocati da cambiamenti meccanici(distrazione fisica delle membrane intracocleari o  labirintiche) che altro la funzione che alterano la funzione cocleare e labirintica, ma è  stato anche provato che gli stessi sintomi possono essere provocati sia da cambiamenti chimici che dei potenziali elettrici all’interno del  labirinto.

La commistione di endolinfa e perilinfa ha una immediata e diretta azione sulla funzione labirintica. Gli esperimenti sugli animali hanno mostrato che la perfusione di endolinfa artificiale nello spazio perilinfatico provoca un forte nistagmo. Il dato è di supporto per la teoria chimica della produzione dei sintomi . Questi esperimenti sono stati recentemente riprodotti monitorizzando l’udito ed hanno gli stessi risultati.

Diagnosi clinica

C’è una concordanza generale nel privilegiare la raccolta della storia clinica del paziente per la diagnosi si Meniere. Malgrado ciascun malato abbia un decorso diverso, la caratteristica evoluzione a crisi e la contemporaneità dei sintomi audiologici e vestibolare durante l’attacco sono tipici della malattia. Occorre considerare che la malattia può presentarsi all’inizio  con una forma sintomatologica incompleta. Nel 37% si presente solo con gli attacchi di vertigine , mentre nel 20% con fluttuazioni dell’udito. Nel 18% dei casi il primo sintomo può essere l’acufene. In tutti questi malati, la triade sintomatologica si completa nel giro di un anno.

Diagnosi strumentale

La diagnosi strumentale aggiunge a quella clinica la possibilità di valutare il grado di danno permanente delle strutture del labirinto. Questo dato è importante per giudicare la gravità della malattia e per l’orientamento sulle varie opzioni terapeutiche.

Il grado di disfunzione labirintica provocata dalla malattia può essere valutato con l’osservazione del nistagmo e con il controllo dei riflessi vestibolo-oculari e vestibolo-spinali. Il nistagmo può essere osservato direttamente o con gli occhiali di Franzel. In entrambi i metodi il fenomeno della fissazione può inibirlo totalmente o parzialmente.

I pazienti con malattia di Meniere usualmente presentano un nistagmo spontaneo orizzontale controlaterale all’orecchio malato simile a quello che avviene nei casi con perdita acuta della funzione vestibolare. In questi casi il nistagmo associato con l’idrope riflette una funzione paretica ( nistagmo paretico). Il nistagmo ipsilaterale ( nistagmo irritativo) che è diretto verso l’orecchio malato è molto meno frequente , ma può essere osservato nelle fasi preparatorie delle crisi.

Sono rare le osservazioni del nistagmo all’inizio e durante un attacco. Quando il nistagmo non è presente, la manovra dello head shaking test può frequentemente far comparire nei pazienti con disfunzione vestibolare.

I test per la funzione vestibolo-spinale mostrano in questi pazienti la tendenza di cadere verso il lato malato.

Il grado di disfunzione cocleare provocato dalla malattia può essere valutato in prima istanza con l’esame audiometrico e può essere approfondito con l’elettrococleografia, i prodotti di distorsione (DPOSAEs) e il test al glicerolo. L’esame audiometrico presente in un notevole numero di casi una curva in salita. La ripetizione dell’esame permette di documentare le fluttuazioni e di chiarire la soglia cocleare. Con il progredire della malattia l’ipoacusia assume un l’aspetto di curva pantonale e in alcuni casi in discesi. Sono rari i casi di anacusia . I test di diagnosi retrococleare sono negativi mentre è presente il fenomeno del recruitment. L’elettrococleografia misura i segnali elettrici dell’orecchio interno in risposta agli stimoli uditivi ed è considerato un indicatore dell’idrope.

I parametri chiave sono in rapporto tra l’ampiezza dei potenziale di sommazione (SP) e l’ampiezza dei potenziale di azione (AP) . Nell’individuo normale c’è una piccola differenza mentre  nel menierico c’è un aumento dell’SP e quindi un alto apporto SP/AP.

I prodotti di distorsione (DPOAEs) rappresentano un metodo obiettivo e non invasivo per misurare la funzione delle cellule acustiche esterne. I movimenti delle ciglia di queste cellule acustiche esterne. I movimenti delle ciglia di queste cellule producono una energia meccanica che si trasforma in energia acustica. La sua misura permette di valutare l’effettivo danno di queste cellule . Possono essere misurati in più del 60% degli orecchi con malattia di Maniere e riflettono le differenti fasi della malattia. I test al glicerolo permette di misurare la quota di danno reversibile provocato dall’idrope. Questo farmaco si differenzia dagli altri agenti disidratanti ( urea, furosemide, mannitolo) per la proprietà di estrarre liquido contemporaneamente sia dal compartimento perilinfatico che da quello endolinfatico. Questa proprietà riduce l’idrope e induce un miglioramento temporaneo dell’udito.

I test al glicerolo si effettua facendo assumere al paziente una dose di 1,5 cc/Kg corporeo con ugual misura di aranciata. Il miglioramento dell’udito inizia un’ora dopo con effetto massimo dopo 2 o 3 ore ed è valutato con la ripetizione ogni ora dell’esame audiometrico.

Recentemente la risposta al glicerolo è stata studiata con i DPOAEs . Sono stati segnalati casi in cui il Dp-gramma migliorava dopo l’assunzione del glicerolo ed in atri casi in cui, assente prim, compariva dopo.

Alcuni ritengono che il test al glicerolo possa identificare i pazienti con una malattia iniziale e reversibile e usano il test come indicatore prognostico di terapia. Occorre precisare che il test al glicerolo non serva alla diagnosi di malattia ,ma solo a verificare la sua reversibilità . Non tutti i pazienti sono sensibili al test che diventa negativo con l’avanzare dell’età del paziente e della cronicizzazione della malattia. Sono presenti alcuni effetti indesiderati del farmaco quale il mal di testa, la nausea, la diarrea, il vomito e le vertigini. Il test è controindicato per i pazienti diabetici o con patologie cardiache, renali ed epatiche. E’ necessario sempre ricordare che la diagnosi di malattia di Meniere richiede l’esclusione dei altre patologie che possono manifestarsi con sintomi menierici. Occorre perciò non dimenticare l’importante ruolo che l’ABR e la risonanza magnetica con gadiolino rivestono nell’escludere una lesione retrococleare.

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Classificazione delle disfonie

La classificazione delle disfonie.

 

La prima, quella di R. Luchsinger ( 1970) non è una classificazione, ma l’indice dei capitoli del suo libro: è singolare che il vocologo che più di ogni altro si è occupato di questi problemi non abbia azzardato, neppure come ipotesi o come abbozzo , una classificazione. Ecco l’indice della parte sulle patologie della voce:

  • Noduli vocali
  • Asimmetria laringea e raucedine congenita
  • Sulcus glottidis
  • Disfonie endocrine
  • Disfonie nelle paralisi dei nervi cranici
  • Influsso sulla voce del sistema nervoso vegetativo
  • Disfonie miopatiche
  • Disfonia da alterazioni organiche centrali
  • Disfonie da lesioni della laringe, da cordectomia e da artropatie.
  • Voce senza laringe
  • Monocordite
  • Disfonie disfunzionali (1 ipercinetica – 2 ipocinetica -3 fonoastenia e disodia -4 disfonia degli oratori)
  • Ulcera da contatto
  • Voce falsocordale
  • Disfonie psicogene ( ipercinetica, falsocordale e bassa profonda 2 afonia, ipo ed ipercinetica 3 fonofobia 4 disfonia spastica).

 

La seconda , quella di R. Segre rispecchia in qualche modo la concezione della IALP del periodo e quindi il consensus fonologopedico mondiale , che a tutt’oggi non è molto cambiato.

  • Disfonie da lesioni organiche:

-da lesioni degli organi periferici

-da lesioni dell’organo vocale

– da alterazione dell’apparato respiratorio

– da alterazioni dell’apparato di emissione

-disfonie di origine infiammatoria

-disfonie da traumi laringo-cervicali

-disfonie da lussazioni aritenoide ed artrite cricoaritenoidea

– disfonie da ulcera da contatto

– disfonie da disturbi vasomotori ed emorragie delle corde vocali

-disfonie da disgenesie laringee

– disfonie da paralisi laringee

-disfonie da tumori laringei

-riabilitazione del laringectomizzato

-da lesioni di organi non vocali

-patologia vocale di origine ormonale

– per lesioni del sistema nervoso centrale

2)

-disfonie psicogene

– disfonie da lavoro

-disfonie professionali

– della voce parlata

– della voce cantata

– disfonie da disordini dello sviluppo vocale.

-del neonato

-croniche infantili

– croniche infantili

– della muta vocale

– senilità della voce

3) Disonia da cause miste

– da noduli vocali

-da altre cause

 

  •  La terza e la quarta versione concernono le concezioni dell’OMS. Nell’appendice è riportato l’elenco delle possibili malattie causa di disfonia, come presenti nella classificazione ICD ( WHO ,2000).
  • 5)Bergamini, Casolino, Schindler nela Relazione ufficiale della società Italiana di Otorinolaringoiatria ( SIO= sulle Disfonie propongono la classificazione che deve considerarsi quella attualmente ufficiale dell’otorinolaringoiatria italiana.                                                                       Cliccare  disfonie 5    Cliccare  disfonie 6
  • 6)Classifica Schindler
  • Situazioni di natura/origine flogisitica
  • Da sovraccarico o malproduzione vocale
  • Da compressione neurologica centrale o periferica o che comunque implicano situazione gravi e complesse
  • Di tipo produttivo
  • miscellanee

 

 

 

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Tonsillite acuta (angina tonsillare) linee guida


Tonsillite acuta

 

Definizione: infiammazione batterica delle tonsille palatine, sotto forma di angina catarrale ( tumefazione, arrossamento), angina follicolare ( placche giallo-biancastre), angina lacunare (depositi bianco-grigiastri).

Agenti patogeni: prevalentemente streptococchi B-emolitici del gruppo A , Haemophilus influenzae, stafilococchi, pneumococchi, flora mista concomitante produttrice di b-lattamasi, micoplasmi.

Comparsa: a qualsiasi età, particolarmente nei bambini e nei giovani adulti.

Sintomatologia: grave compromissione dello stato generale con febbre elevata, dolore alla deglutizione ( con irradiazione all’orecchio), difficoltà all’apertura della bocca, ipersalivazione , cefalea, eloquio difficoltoso, linfonodi cervicali ( angolo mandibolari) dolenti e aumentati di volume. Mancano tipicamente rinite, tosse, raucedine.

Complicanze: dispnea ( per tumefazione tonsillare), ascesso peritonsillare, nefrite, febbre reumatica, endocardite ( diffusione settica), sepsi di origine tonsillare.

Diagnostica

Indispensabile:

Ispezione: compromissione dello stato generale.

Palpazione: tumefazione dolente dei linfonodi cervicali.

Esame ORL completo: tonsille palatine marcatamente arrossate con placche o depositi, aumentate bilateralmente di volume, arrossamento dei pilastri, lingua patinosa, foetor ex ore, occasionalmente trisma.

Utile in casi selezionati:

Emocromo con formula, PCR,VES, leucocitosi con spostamento a sinistra della formula, innalzamento della VES.

Tampone: della cripte tonsillari per esame batteriologico e antibiogramma,

Biopsia: in caso di persistenza del reperto clinico e di disturbi soggettivi nonostante adeguata terapia medica ( normali dopo tonsillectomia).

Diagnosi differenziale:

Mononucleosi

Scarlattina

Agranulocitosi

Angina erpetica

Leucemia

AIDS

Angina di Plaut Vincent ( monolaterale).

 

Terapia

Terapia medica:

riposo a letto, impacchi, analgesici, compresse da sciogliere in bocca.

Igiene orale con camomilla, clorexidina 0,2-0,5%.

Alimentazione leggera.

Penicilline ad ampio spettro per 10 giorni. Cefalosporine di I II e III generazione, In casi gravi trattamento ev con cefalosporine.

Antiflogistici.

In caso di complicanze terapia sulla scorta dell’antibiogramma ed eventuale emocultura.

Indicazioni ad eseguire la tonsillectomia:

Immediate: ipertrofia tonsillare massiva con difficoltà respiratoria acuta.

Sepsi di origine tonsillare.

Ascesso peritonsillare ( complicazioni).

Ascesso peritonsillare ( nei bambini; negli adulti incisione dell’ascesso).

Ferite tonsillare con sanguinamento persistente.

Non immediate , ma prossime:

-ascesso peritonsillare dopo incisione.

Sospetto di neoplasia tonsillare, sindrome del tumore primitivo ignoto.

Focus tonsillare, complicanze focali ( per es. prima di intervento sul cuore).

Facoltative:

Sindrome dell’apnea ostruttiva notturna.

Tonsillite subacuta.

Angina monocitica ( mononucleosi).

Tonsillite cronica.

Angina acuta recidivante, 3-4 tonsilliti acute per anno.

Foetor ex ore.

Principi dell’intervento chirurgico: tonsillectomia , evtl sotto copertura antibiotica ( indicazione internistica).

Ambulatoriale con ricovero: il trattamento medico è possibile ambulatorialmente , in casi di decorso grave del quadro clinico ( bambini) eventuale ricovero.In regi,e di ricovero la tonsillectomia.

Considerazioni

Il trattamento con penicillina ed altri antibiotici deve essere protratto per almeno 10 giorni, per evitare complicanze ( ad es. glomerulonefrite, febbre reumatica).

Particolarmente nei bambini bisogna porre attenzione affinchè vi sia sufficiente apporto di liquidi. Eventuale integrazione per via parenterale.

Prognosi

In caso di trattamento condotto correttamente guarigione completa senza postumi.

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Paresi del nervo ricorrente linee guida


Paresi del nervo ricorrente

Definizione: paralisi spastica o flaccida di una o di entrambe le corde vocali , di origine periferica, raramente centrale.

Cause più frequenti:

Tiroidectomia.

Idiopatica (diagnosi di esclusione!).

Virale (Herpes simplex-virus tipo 1, virus influenzali).

Carcinoma bronchiale con metastasi mediastiniche, tumore del mediastino, aneurisma dell’aorta, carcinoma esofageo, carcinoma tiroideo.

Postumi di intubazione.

Trauma

Dopo interventi chirurgici intratoracici.

Dopo interventi neurochirurgici, traumi cranio-encefalici, apoplessia.

Neurinoma del vago o altri tumori del tronco encefalico

Frequenza: di regola negli adulti

Complicanze: pericolo di asfissia nella paralisi bilaterale e in caso di laringite acuta concomitante.

Sintomatologia:

Paresi monolaterale periferica

Disfonia fino all’afonia ( voce bitonale).

Evtl dispnea da sforzo, tosse stizzosa (aspirazione di saliva).

Paresi bilaterale periferica: dispnea a riposo con stridore inspiratorio e voce normale.

Paresi centrale: presente anche deficit dell’innervazione sensitiva: inalazione in laringe e aspirazione a causa della posizione in abduzione delle corde vocali paretiche

Spesso associata a paresi del glossofaringeo ( segno della tendina) e a disturbi della sensibilità in faringe.

Disfagia.

 

Diagnostica

Indispensabile

Esame obiettivo ORL completo : porre attenzione ad eventuali eruzione erpetiche.

Laringoscopia indiretta con endoscopio : immobilità uni- o bilaterale delle corde vocali, per lo più in posizione di abduzione  o paramediana.

Esame della sensibilità della parete laterale di faringe, controllo funzionale dei  nervi cranici , particolarmente glossofaringeo, ipoflosso, accessorio: esclusione di una paresi ricorrenziale di tipo centrale.

Ecografia: collo, tiroide

Esami radiologici: torace in A-P e laterale.

Utile in casi particolari

Stroboscopia

Endoscopia ( tubo rigido) : laringe, ipofaringe, esofago cervicale ( esclusione di neoplasie).

Trachebroncoscopia  ( flessibile): esclusione di tumori.

Elettromiografia: muscolo cricotiroideo ( dell’esterno), muscolo vocale ( endolaringe ).

Prove di funzionalità respiratoria

Sierologia: virus influenzali e parainfluenzali, HSV tipo 1, Borrelia.

TC/RM mediastino, base cranica, endocranio ( esclusione di un tumore).

Consulto interdisciplinare: neurologo , internista.

Diagnosi differenziale

Carcinoma laringeo

Lussazione o fissazione ( per poliartrite ) della cartilagine aritenoidea .

Paresi completa del vago : contemporaneamente paralisi motoria e sensitiva del palato e della faringe con conseguente disfagia ed aspirazione.

Paralisi associata degli ultimi 4 nervi cranici, glossofarinfeo, vago, accessorio ed ipoglosso, da lesione del tronco cerebrale o tumore della base cranica in particolare  livello del forame giugulare

Aneurisma dell’a carotide interna.

Terapia

Terapia medica

Paresi idiopatica recente ( diagnosi di esclusione): trattamento medico come nella paresi del facciale di tipo idiopatico.

Paresi monolaterale :  trattamento logopedico riabilitativo.

Trattamento dell’eventuale malattia neurologica di base.

Indicazione all’intervento:

Dispnea nella paresi ricorrenziale bilaterale.

Paralisi bilaterale persistente (10 – 12 mesi) bilaterale delle corde vocali.

Afonia in caso di paresi ricorrenziale monolaterale in abduzione.

Neoplasia , trauma .

Tutti gli interventi chirurgici con ricovero

Attenzione: la percentuale di recupero spontaneo in caso di paresi ricorrenziale “idiopatica” ed in casi di paralisi dopo tiroidectomia è del 70% circa.Perciò gli interventi di ampliamento della rima glottica o di medializzazione delle corde vocali non si effettuano subito ma dopo un’attesa di almeno 6-12 mesi.

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Scialolitiasi ( calcolosi salivare) linee guida

Scialolitiasi ( calcolosi salivare)

 

Definizione: alterata funzione delle ghiandole salivari (80% dei casi ghiandola sottomandibolare, 20% parotide) a seguito di iposcialia primaria ed aumento di viscosità della saliva con conseguente precipitazione di sostanze inorganiche e formazioni di calcoli (scialoliti).

Composizione dei calcoli: carboidrati, aminoacidi ( matrice organica), fosfati di calcio, magnesio, carbonati e ioni di ammonio ( matrice inorganica).

Comparsa: età media e avanzata.

Sintomatologia e reperto clinico: tumefazione dolorosa della ghiandola salivare che compare rapidamente dopo stimolo gustativo ( per es. assunzione di alimenti).

Complicanze: scialoadenite ascessualizzata.

 

Diagnostica:

Indispensabile: Palpazione ( bimanuale), massaggio ghiandolare ( esame della secrezione “sabbia”). I calcoli si possono palpare facilmente se sono incuneati nel dotto escretore principale.

Esame obiettivo ORL completo: occasionale riscontro di una tumefazione infiammatoria con edema dell’orifizio del dotto escretore e della regione circostante.

Esame dell’orofaringe: pavimento orale, mucosa geniena.

Ecografia: per l’evidenziazione di concrezioni ( ghiandola sottomandibolare, ghiandola parotide). I calcoli della sottomandibolare sono spesso ben riconoscibili, quelli della parotide solo indirettamente per la dilatazione del dotto.

Utile in casi particolare:

Esame del dotto escretore della ghiandola con sonda bottonuta: resistenza dura, rumore da sfregamento.

Tampone in caso di infezione batterica (esame colturale, antibiogramma). Esami radiologici: pavimento orale, regione parotidea.

 

Scialografia.

TC/RM: ghiandole salivari (particolarmente nel sospetto di neolasia)

Endoscopia del dotto escretore ( scialo-endoscopia).

 

Diagnosi differenziale

Neoplasia delle ghiandole salivari. Stenosi infiammatoria o tumorale del dotto escretore. Fleboliti.

 

Terapia e prognosi

Terapia medica

Scialagoghi, ad es. limone, gomma da masticare.

Dilatazione della papilla ed estrazione del calcolo .

In caso di infezione batterica, antibiotici, ad es. cefalosporine, clindamicina, claritromicina.

Antiflogistici.

Litrotissia extracorporea: nei calcoli della parotide, evtl anche in caso di piccoli calcoli sottomandibolari intraparenchimali.

Endoscopia del dotto con apposito endoscopio flessibile ed estrazione o frammentazione ( Laser) del calcolo.

Indicazioni all’intervento chirurgico :ogni scialolitiasi persistente.

Principi dell’intervento:

Nei calcoli sottomandibolari extraghiandolari: incisione del dotto di Wharton sotto guida di una sonda, rimozione del calcolo, plastica del dotto escretore.

Concrezione in corrispondenza dell’ilo o intraghiandolare, oppure litotrissia inefficace : asportazione della ghiandola.

Calcolo parotideo dopo litotrissia inefficace: parotidectomia.

Ambulatoriale con ricovero

Terapia conservativa e plastica del dotto ambulatorialmente o ( in caso di infezione purulenta importante ) con ricovero.

Asportazione della fhiandola sottomandibolare di regola con ricovero, possibile ambulatorialmente in casi selezionati.

Rimozione della ghiandola parotide con ricovero.

Prognosi

Buona dopo rimozione completa della ghiandola.



 

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MONONUCLEOSI INFETTIVA LINEE GUIDA


                                   Mononucleosi infettiva

 

Generalità

 

Sinonimi: angina monocitica, monocitosi, febbre ghiandolare di pfeiffer, Kissing disease, febbre dello studente.

Definizione: malattia sistemica febbrile acuta, causata dal virus Epstein-Barr , a carico dei tessuti linfatici, particolarmente delle tonsille palatine.

Comparsa: negli adolescenti e giovani adulti.

Periodo di incubazione: 8-21 giorni, occasionalmente anche più a lungo. Inizia frequentemente con un’angina bilaterale ( raramente monolaterale).

Sintomatologia: grave compromissione dello stato generale con dolori al collo ed alle articolazioni, per lo più accompagnato da febbre molto elevata. Disfagia, odinofagia. Tumefazioni dolenti dei linfonodi, spesso generalizzate,prevalentemente a livello di collo e nuca. Epatosplenomegalia, evtl. esantema astenia.

Complicanze:  dispnea causata dalla marcata tumefazione tonsillare.Meningoencefalite.Emorragie ( tratto grastrointestinale), miocardite, Splenomegalia, con possibile rottura in caso di affaticamento corporeo. Compartecipazione del parenchima epatico.

 

Diagnostica

Indispensabile

Palpazione di linfonodi del collo, ascelle inguine, fegato e milza.

Esame obiettivo ORL completo: entrambe le tonsille palatine aumentate di volume, di colorito rosso scuro o bluastro con depositi di fibrina più o meno aderenti, sotto forma di pseudomembrane ( da bianco giallastre fino a grigio scuro) , evtl piccole ulcerazioni. Piccole petecchie sul palato molle, talora con edema dell’ugola.

Endoscopia : naso rinofaringe

Laringoscopia indiretta con edoscopio.

Monotest : ricerca degli anticorpi eterofili.

Emocromo con formula, PCR, VES, transaminasi: leucocitosi con aumento dei linfociti T atipici), VES notevolmente aumentata. Valori degli enzimi epatici ( SGOT , SGPT) elevati, in casi particolari anche notevolmente.

 

Utile in casi selezionati:

Esami sierologici: anticorpi-EBV ( IgG, IgM elevate) . Positività al test Paul-Bunnel a partire dal 4 al 10 giorni , titoli > 1:128.

Tampone: in caso di sospetto di difterite.

Consulto interdisciplinare: pediatra, internista ( ad es. ecografia di fegato e milza, ECG).

 

Diagnosi differenziale

 

Difterite

Tonsillite nel qudro di altre infezioni virali ( morbillo, rosolia, citomegalia, Toxoplasmosi).

Scarlattina.

 

Terapia

 

Riposo a letto, igiene orale ,antisettici.

Alimentazione semiliquida, eventuale alimentazione per via parenterale.

Analgesici, antipiretici.

Gli antibiotici vengono utilizzati solamente al fine di evitare infezioni secondarie ( tetracicline, penicilline, macrolidi).

 

Attenzione: non impiegare ampicillina a causa di provocare in esantema.

In caso di complicanze terapia internistica.

Indicazioni all’intervento chirurgico:

Dispnea in caso di tumefazione tonsillare marcata.

Decorso della malattia grave o protratto.

Principi dell’intervento chirurgico: tonsillectomia, eventualmente associata ad adenoidectomia.

Ambulatoriale con ricovero: a causa delle possibili complicanze il trattamento va di regola condotto in regime di ricovero, nel caso di forme lievi è possibile il trattamento ambulatoriale.

Considerazioni:

L’angina monocitica non deve essere trattata con ampicillina, antibiotico che può scatenare un esantema massivo, con peggioramento dello stato generale. Non si tratta di una reazione allergica, ma di un interazione ampicillina/linfociti con alterazione del metabolismo dell’acido arachidonico ( idiosincrasia).

Poiché i depositi pseudomembranosi di fibrina possono superare i limiti tonsillari, c’è la possibilità di confondere l’angina monocitica con una forma difterica. Nel dubbio praticare il tamone con colorazione dello striscio.

Poiché la mononucleosi è una malattia generalizzata del sistema linfatico, non esiste per principio un’indicazione alla tonsillectomia. Dall’altra parte però l’asportazione delle tonsille palatine porta ad uno spiccato abbreviamento del decorso della malattia.

Attenzione porre attenzione alla dispnea.

Apporto sufficienti di liquidi.

In caso di splenomegalia riposo fisico e astensione da pratiche sportive per 6-8 settimane (rischio rottura della milza).

Controllo da parte del medico di famiglia.

 

Prognosi

Immunità per lo più permanente dopo guarigione completa.

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Bruciori linguali linee guida


Bruciori Linguali

 

Generalità

Definizione: sensazione di bruciore in corrispondenza della punta e dei bordi della lingua che si può aggravare durante l’assunzione di alimenti ( calore, cibi acidi, spezie).

 

Cause: possibili numerose cause locali ( chimiche), esogene ( chimiche , radiogene) ed endogene ( gastroenteriche, endocrine, farmacologiche), per cui si rende necessaria un’accurata diagnosi di esclusione. Non è rara l’associazione del sintomo con una depressione ( senile) subclinica spesso associata a xerostomia.

 

Comparsa: a tutte le età, particolarmente frequente nel sesso femminile nella seconda metà della vita ( menopausa).

 

Complicanze: dipendenti dalla causa.

 

Diagnostica

Indispensabile:

*Accurata anamnesi differenziale: assunzione di farmaci, diabete, malattie gastrointestinali ecc…

 

*Esame ORL completo ( microscopio): iperemia della punta e dei bordi linguali con appiattimento e scomparsa delle papille. Spesso impronte digitate come puro ipo-o parageusia. Porre attenzione allo stato di igiene dentaria, ai materiali utilizzati per le cure dentarie e ad eventuali decubiti da protesi.

 

*Tampone: esclusione di una micosi.

 

Utile in casi selezionati:

*Olfattometria e gustometria.

 

*Ulteriori ricerche ( anche di laboratorio) a seconda della causa sospettata ( ad es. gastrite, esofagite da reflusso , malattie di base ematologiche o endocrine, abuso di alcolici ecc…).

 

*Biopsia.

 

*Prove allergologiche: Prick test, RAST ( anche per alimenti), test epicutanei.

 

*Consulto interdisciplinare: ad es internista neurologo, odontoiatra ( pretesi) medico esperto in psicosomatica, neuropsichiatra, medico esperto in medicina ambientale, allergologo.

 

Procedura sistematica semplificata per i bruciori linguali .

 

Assenza di alterazioni patologiche linguali: disturbi gastrointestinali, correnti elettrogalvaniche ( metalli di tipo diverso presenti nel cavo orali), malattia di Hodking.

 

Lingua arrossata con normale umidificazione: glossite di Moller-Hunter ( anemia perniciosa) , pellagra (avitaminosi B2).

 

Lingua arrossata e tumefatta con normale umidificazione: allergia verso materiali protesi i e / o alimenti.

 

Lingua arrossata e asciutta: diabete mellito, sindrome di Sjogren, sindrome di Plummer-Vinson, dopo radioterapia.

 

Lingua dura, ipertrofica, con superficie irregolare: neoplasia, amiloidosi, stadio tardivo della sifilide.

 

Lingua grigiastra, liscia: lichen ruber planus atrofico, sclerodermia circoscritta.

 

Lingua arrossata con depositi bianco grigiastri, facili da rimuovere: mughetto.

 

Lingua normale, arrossata con bruciori e dolori urenti: nevralgia del n. linguale, del nervo ipoglosso o del nervo glossofaringeo (escludere sempre una neoplasia della fossa cranica posteriore e lungo il decorso extracranico dei nervi^).Possibile anche un disturbo dell’articolazione atlanto-occipitale o una sindrome di Costen.

 

Diagnosi si esclusione in caso di obiettività linguale normale: glossodinia psicogena ( spesso in presenza di cancrofobia o di depressione).

 

Diagnosi differenziale

 

Glossite semplice: infiammazione banale della lingua secondaria a traumi ( stato dentario, protesi dentarie, ustioni , scottature, spazzolino da denti), reazione di intolleranza i allergica ( farmaci, spezie, alimenti m dentifrici) abuso di nicotina, infezione batterica o micotica. Inoltre deficit di vitamina A,B,C, anemia perniciosa, anemia da carenza di ferro.

Glossite allergica, mughetto.

Glossite rombica mediana: anomalia di sviluppo congenita localizzata posteriormente al centro della lingua , sotto forma di area rilevata arrossata o biancastra con scomparsa delle papille. Occasionalmente anche infezione da Candida Albicans.

Lingua nigra pilosa.

Sindrome di Siogren.

Alterazioni gastro-intestinali, sindrome di Plummer-Vinson, alcolismo.

Anemia perniciosa, diabete mellito, pellagra, mucoviscidosi, avvelenamento di metalli pesanti ecc..

 

Terapia

Terapia medica: Dipende dalla causa ( spesso non riconoscibile).

 

Trattamenti generali: niente nicotina. Evitare l’assunzione di cibi piccanti e troppo caldi, sciacqui del cavo orale con diluzioni polivitaminiche, integrazione con vitamine A e B6. Sciacqui con miscela di H2O2 e bepantenolo in parti uguali.

In casi particolarmente resistenti eventuale terapia con un analgesico ad attività centrale.

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Linee guida carcinoma della lingua e del pavimento orale


Carcinoma della lingua e del pavimento orale

 

Generalità

 

Definizione: neoformazione epiteliale maligna del pavimento orale con tendenza a metastasi.

 

Localizzazione:

  • Circa il 70% dei tumori nel terzo posteriore della lingua (bordo laterale, solco alveolo-linguale, triangolo retromorale).
  • 20-25% nel pavimento orale anteriore e sulla faccia inferiore della lingua.
  • Fino all’1% alla punta e al dorso della lingua.

 

Frequenza, incidenza: a livello mondiale i carcinomi della cavità orale insieme a quelli della faringe si trovano al quarto posto nei maschi e all’ottavo nelle femmine quanto a frequenza. Circa 8-10 casi/100.000 abitanti/anno in Europa, con tendenza ad aumentare.

 

Suddivisione per età e sesso: picco di frequenza alla 6°decade di vita, in aumento anche in pazienti più giovani. Rapporto maschi : femmine = circa 3:1.

 

Istologia: 95% carcinomi spinocellulari da ben differenziati fino a scarsamente differenziati. Accanto a questi seguono il carcinoma anaplastico (linfoepiteliale) e i linfomi, raro l’adenocarcinoma e il carcinoma adenocistico.

 

Seconodo tumore: nel 15-20% sincrono o metacrono (cavo orale, rinofaringe, tubo digerente).

 

Metastatizzazione:

  • Metastasi regionali alla prima visita: a seconda della localizzazione e della dimensione del tumore, fino a 60% (10% bilaterale).
  • Metastasi a distanza alla prima visita: rare, successivamente circa 7% (polmone, fegato, ossa).

Fattori predisponenti: fumo, alcool, cattiva igiene orale (stato dentario). Possibile comparsa familiare.

 

Sintomatologia: dolore spontaneo o alla deglutizione (irradiazione auricolare, nevralgia del n. glossofaringeo)all’inizio della malattia raro, successivamente frequente. Emorragia, foetor ex ore. Difficoltà all’apertura della bocca.

 

Attenzione: la lingua possiede un sistema di deflusso linfatico crociato, quindi anche in caso di tumore a localizzazione strettamente monolaterale il territorio di drenaggio linfatico del lato controlaterale deve essere valutato attentamente ed eventualmente tenuto in considerazione nella pianificazione terapeutica.

 

Diagnostica

 

Indispensabili:

 

  • Palpazione: tumore di consistenza dura, infiltrante o ulcerato, leggermente sanguinante (la valutazione dell’estensione ed il grado di infiltrazione, eventualmente con palpazione bimanuale, provoca vivo dolore).
  • Esame obiettivo ORL completo: vegetazione di aspetto irregolare, ricoperta da fibrina oppure ulcera ricoperta da induito purulento, di apetto nodulare.
  • Laringoscopia indiretta o con ottica.
  • Esame ecografico: collo, pavimeto orale, eventualmente lingua (metastasi regionali, estensione tumorale).
  • Esami radiologici: torace (esclusione di metastasi a distanza).
  • Panendoscopia: esclusione di un secondo tumore sincrono.

 

Utile in casi selezionati:

 

  • TC/RM: cavo orale, collo (infiltrazione tumorale, metastasi regionali, interessamento osseo).
  • Scintigrafia: in base alla sintomatologia, evtl. Scheletro.
  • Consulto interdisciplinare: internista (stadiazionale tumorale, ad es. TC torace, ecografia addominale).

 

Diagnosi differenziale

 

  • Tumori benigni.
  • Lue terziaria, sarcoma di kaposi.
  • Linfoma maligno (base linguale).

 

Terapia

 

Concetto terapeutico:

 

  • In linea di principio dare sempre la preferenza all’intervento, poichè la prognosi è migliore.
  • Operabilità: la resenzione tumorale con svuotamento dei linfonodi regionali mono-o bilaterale (svuotamento latero-cervicale), radioterapia postoperatoria in dipendenza delle dimensioni del tumore e dell’interessamento linfonodale.
  • Inoperabilità o rifiuto dell’intervento chirurgico: radiochemioterapia ad es con cisplatino, unicamente radioterapia con 50-70 Gy, evtl anche solo chemioterapia con una combinazione di citostatici.
  • Recidiva locale non asportabile: possibile radioterapia locale (afterloading).
  • Tumori maligni mesenchimali: chemio- o radio terapia.

 

Indicazioni intervento chirurgico: qualsiasi carcinoma della cavità orale e della lingua ancora asportabile a seconda dell’estenzione e delle metastasi.

 

Principi dell’intervento chirurgico:

 

  • Scopo primario: rimozione radicale del tumore e delle sue metastasi regionali con successiva ricostruzione funzionale della deiscenza.
  • Resezione tumorale per via transorale, eventualmente mediante laser o in blocco con svuotamento latero-cervicale dall’esterno. Deve essere perseguita una resezione in tessuto sano su tutti i lati con margine di sicurezza di almento 2 cm, eventualmente con sacrificio delle strutture sottostanti (ad es porzioni della mandibola).
  • Di regola svuotamento latero cervicale anche successivo, quando le metastasi regionali non sono evidenziabili preoperatoriamente, ma sono molto probabili.
  • In caso di linfonodi cervicali non palpabili o mobili svuotamento funzionale, in caso di metastasi fisse svuotamento radicale (eventualmente modificato).
  • Svuotamento omolaterale in tumori piccoli, a localizzazione strettamente monolaterale.
  • Svuotamento bilaterale in caso di tumori estesi fino alla linea mediana o localizzati al pavimento orale anteriore o in caso di metastasi bilaterali. In tali casi anche svuotamento (logge sottomandibolari).
  • Chirurgia palliativa: possono essere indicate misure chirurgiche anche in caso di tumori inoperabili o di estese recitive, quando con esse è possibile ottenere un miglioramento della qualità di vita. L’intervento dovrebbe diminuire e non accrescere gli inconvenienti funzionali.
  • Ricostruzione della deiscenza nel cavo orale e del faringe per prima o mediante lembi peduncolati, ad es lembo vascolarizzato miocutaneo del muscolo grande pettorale o lembi infraioidei, trapianto libero di cute-muscolo-osso con anastomosi vascolari, o di muscolo o di digiuno.
  • In caso di resezione mandibolare è possibile la ricostruzione immediata o successiva con osso della cresta iliaca costale. La ricostruzione della mandibola eventualmente in collaborazione con il chirurgo maxillo-facciale, è spesso problematica poichè necessita dopo l’intervento l’applicazione di una protesi.
  • Tracheotomia eventualmente per alcuni giorni o settimane (assicura dopo l’intervento la respirazione ed evita il pericolo di aspirazione).
  • Sondino di alimentazione naso-gastrico o sonda percutanea gastroduodenale fino a quando riprende la funzionalità della deglutizione.

 

 

Ambulatoriale/con ricovero:

 

  • La biopsia è possibile ambulatorialmente.
  • Tutti gli interventi chirurgici con ricovero.

 

 

 

Prognosi

 

  • Sfavorevole, in particolare nei pazienti relativamente giovani.
  • Nei carcinomi piccoli senza metastasi la percentuale di sopravvivenza ai 5 anni è del 70%.
  • Nel caso di recidive ed in tutti i tumori con precoce interessamento dei linfonodi cervicali le probabilità di guarigione sono del 20-30%.

 

Considerazioni

 

  • Quanto prima il carcinoma della lingua e della cavità orale viene diagnosticato, tanto maggiore è la possibilità di guarigione. Perciò in caso di un primo contatto con un ammalato a rischio nel corso di una visita generale, bisogna esaminare sempre anche cavo orale e gola. Questo criterio vale anche per gli anestesisti, non solo per gli otorinolaringoiatri ed i dentisti.
  • In caso di tumori a prognosi molto sfavorevole bisogna valutare se estesi interventi chirurgici radicali, di regola palliativi, siano ancora indicati, poichè essi comportano sempre disturbi funzionali molto importanti. Spesso un trattamento conservativo palliativo (ad es radiochemioterapia) è giustificato. Ad una sopravvivenza probabilmente ridotta in questo caso si contrappone una qualità di vita notevolmente migliore.


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